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Leda e Laura sono madre e figlia. La prima ha quarantacinque anni, fa la psicologa e assiste i malati terminali; la seconda non ne ha nemmeno diciotto e va al liceo. Sono due donne determinate e intelligenti, che vivono insieme come fossero sorelle. Un giorno Laura torna a casa da scuola, è agitata, e confessa alla madre che è incinta: a una festa, ubriaca, ha fatto sesso con un ragazzo. «Non ti preoccupare», le dice Leda, la abbraccia, e le promette che la accompagnerà lei stessa in ospedale. Nelle loro giornate tutto si è sempre risolto con facilità, da quando anni prima un incidente doloroso le ha costrette a essere forti e autosufficienti; anche stavolta sarà così. Se non fosse che per loro è giunto il momento di fare i conti con le proprie ombre, tra incombenze lavorative impossibili, ribellioni adolescenziali e il mondo che a fatica proviamo ad abitare tutti i giorni. La vita di ciascuno di noi nasconde in controluce tutto ciò che non siamo diventati, quello che - per paura, o per eccesso di amore - non abbiamo avuto il coraggio di dire. Il solo modo per poter essere liberi, sembra suggerirci questo romanzo, è non pensare di essere padroni del proprio destino.